CONTROVIRUS | Difendersi dall’effetto gregge


di Gian Carlo Cocco, 
docente universitario e consulente di management

Il processo mentale che spinge a seguire il comportamento collettivo è molto simile a quello del contagio. Il processo psicologico dell’imitazione, che può anche essere utile in diverse circostanze, si trasforma spesso in un pericoloso e subdolo tranquillante, addormentando l’autonomia di giudizio e il buonsenso. Si tratta di trasmissione di idee, comportamenti, percezioni, sentimenti che avviene con modalità automatiche.

Nel campo economico e finanziario l’imitazione del comportamento degli altri è molto diffusa: si pensi all’effetto estremamente negativo di appiattirsi sugli investimenti prevalenti (fino alla creazione delle devastanti bolle speculative). In pratica, parafrasando Mozart, si tratta della modalità definita: così fan tutti…

L’andamento dei mercati dipende fortemente dalla tendenza a seguire decisioni degli altri. La moda, in particolare, si basa proprio su questo irresistibile processo di adeguamento. Ma l’effetto gregge manifesta tutta la sua pericolosità nelle situazioni di crisi.
Quando accadono fenomeni negativi di una notevole entità (terrorismo, fallimenti, epidemie, guerre, ecc.), i mercati tendono a reagire al ribasso alimentati non solo dalla paura, ma soprattutto dall’effetto imitativo originato dalla paura stessa. Anche quando si sparge la voce che un bene potrebbe venire a mancare, la corsa ad accaparrarselo può divenire paradossale. In sostanza, la trappola dell’effetto gregge si espande quando il controllo sociale utilizza esclusivamente leve emotive sollecitate dalla paura.

Nel caso delle epidemie l’effetto gregge può avere conseguenze gravissime sia diffondendo il panico (e quindi comportamenti privi di un minimo di razionalità che originano effetti controproducenti), sia diffondendo opposizione a rispettare norme di pubblica utilità (perché l’opinione diffusa nei gruppi di riferimento, magari supportata da diffuse fake news, contesta l’autorità di chi ha emesso le norme stesse).

Per difendersi dall’effetto gregge occorre utilizzare un sano spirito critico che nelle situazioni di emergenza rappresenta una sorta di “vaccino” contro il panico esplicito (abnorme e visibile) e il panico implicito (subdolo e non visibile). La domanda chiave da porsi è: “Perché tante persone reagiscono in questo modo?”. Il solo ricercare le alternative di risposta consente di intravedere se effettivamente si tratta dell’unico comportamento possibile o se esistono alternative più efficaci. Ma soprattutto nelle situazioni di emergenza, se si riesce a sfuggire al cosiddetto “sano egoismo” non solo si riesce a fare il bene degli altri, ma spesso anche il proprio.

Come dice Massimo Piatteli Palmarini: “tutti noi veniamo al mondo con paraocchi mentali che ci indirizzano verso tunnel cognitivi, emotivi e percettivi”. Queste trappole mentali non possono essere del tutto eliminate, ma tentare in qualche modo di aggirarle o di limitarle è un esercizio estremamente proficuo, certamente nelle situazioni di epidemia. Va recuperata la facoltà di riflessione che negli ultimi tempi è stata oscurata dalla tendenza a rimanere superficialmente connessi al bombardamento incessante delle informazioni. Come dice Daniel Goleman nel suo libro Focus, fermarsi a riflettere, concentrare, quando è necessario, la propria attenzione, rappresenta il più potente antivirus mentale che possiamo schierare contro la superficialità, la reattività inconsapevole, le trappole mentali e, in particolare, per difenderci dall’effetto gregge.

di Gian Carlo Cocco